Bimbisvegli : la scuola con il sorriso
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C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato. 
(Danilo Dolci)

_DSC4564La pratica educativa Bimbisvegli si ispira e tenta di integrare le esperienze delle scuole attive e libertarie, di alcuni elementi e soprattutto indicazioni di attenzione del metodo Montessori, recependo diverse suggestioni del metodo senza zaino e della campagna Basta Compiti, basandosi sulla costante osservazione, sperimentazione e verifica dei bisogni, delle caratteristiche, della risposta agli stimoli del gruppo classe e dei singoli bambini con i quali gli insegnanti condividono il percorso di coeducazione.

Il termine stesso Bimbisvegli racchiude in sé i due pilastri su cui si incardina l’intero intervento educativo.

Bimbi: si sostengono negli alunni tutti i diritti basilari dell’infanzia, tutte le caratteristiche delle tappe evolutive che ognuno di loro attraversa , ponendo in essere attività prevalentemente basate su un approccio empatico, affascinante, coinvolgente, sensoriale. Ricordandoci della delicato momento evolutivo in cui si trovano i bambini di età 6-11 anni , molte attività saranno introdotte con il gioco: fare tutto con il gioco ma niente per gioco.

I bambini, piccoli individui in formazione, vengono accolti nel loro bisogno di esprimere la loro fantasia, emotività, corporeità, empatia.

Spesso l’uso di favole e racconti aiuta a rendere più chiari eventi umani e avvenimenti storici o processi scientifici che a livello concettuale sarebbero più complessi. Il sogno, l’affidarsi al fantastico, specie nei primi anni, permettono di veicolare concetti difficili che su un piano razionale e discorsivo sarebbero troppo complessi .

Possiamo dire che il fantastico in questo caso diventa più realistico del razionale.


Niente viene però preso per gioco o sottogamba.

Dopo aver spiegato e compreso un fenomeno con la fantasia e l’ausilio di giochi e canzoni, si sintetizza e si passa al piano teorico e cognitivo in modo da strutturare e consolidare un pensiero via, via più razionale

La sperimentazione diretta di fenomeni, relazioni e reazioni viene utilizzata come modalità abituale. Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio comprendo.” (Confucio)

7012_4938193257451_1205811825_nSvegli: si riconosce ai bambini, futuri adulti, cittadini del mondo che sarà, importanza e diritto a osservare il mondo, porsi domande, trovare e proporre soluzioni: esprimersi con la consapevolezza di essere ascoltati.
Per sostenere e favorire questa inclinazione a coinvolgersi per il bene comune e diventare futuri cittadini, solidali, critici e attivi, si coinvolgono i bambini nella maggior parte delle decisioni di classe: si leggono notizie d’attualità, si presentano personaggi del passato e del presente, che con il loro esempio e con il coraggio di scelte coerenti hanno saputo illuminare e rendere il mondo più bello e giusto.I bambini sono incentivati ad osservare e ad avere opinioni, discutendole nel rispetto di quelle altrui e a prendere posizione pubblicamente con lettere ai giornali, alle autorità e sul blog di classe, il cui motto è : lo spazio dei piccoli, che pensano (ed agiscono) in grande.

Non è mai troppo presto per capire come va il mondo!

In questo modo si cerca di procedere, adulti insegnanti e bambini alunni, ricercando costantemente l’equilibrio tra le rassicurazioni del riconoscimento delle peculiarità della tappa evolutiva che i bambini stanno attraversando e la prospettiva dell’età che verrà con le potenzialità di interazione e di coinvolgimento nella società.

Scuola giusta e solidale per una società giusta e solidale

Diceva Alexander S. Neill (scuola di Summerhill):“La gente mi chiede continuamente:” ma come potranno i vostri allievi adattarsi alle porcherie della vita?”. Io spero che questi ragazzi liberi saranno i primi ad abolire le porcherie della vita!”.

La nostra pratica a scuola (nel senso che è teoria messa in pratica con la massima convinzione, interdisciplinarietà e continuità possibile) è quella di far crescere i bambini in un ambiente solidale, aperto, accogliente, in cui ognuno cerca, persegue, favorisce il più possibile il bene proprio INSIEME agli altri, INSIEME a quello degli altri.
 Non significa vivere sulle nuvole e lontani dalla realtà , ma prendere coscienza delle storture del mondo, confortati da un ambiente solidale.

Questo lo facciamo senza metafore e senza nascondere le brutture dietro a favolette, ma spiegandolo con termini rispettosi della crescita emotiva dei bambini in modo che possano sviluppare compassione (profonda) e percepire l’altro come un potenziale altro sé.

Sappiamo che gettiamo semi in terreni fertili, lasciando ad ognuno la possibilità di svilupparsi in libertà.

I nostri bambini (e noi stessi con loro) sono privilegiati perché vivono relativamente in pace e in abbondanza (grazie ad un sistema economico iniquo) .

Lo sanno, glielo diciamo, lo sperimentiamo e lo dimostriamo.

La nostra scelta è quella di motivare e sostenere la fondazione di una società più equa e giusta.

Per tornare al tema principale: essi sanno benissimo che altrove ed in altri momenti, verrà chiesto loro di studiare mnemonicamente, o di tracciare le linee di un disegno nel modo e con la procedura preferita dall’insegnante e guai a discostarsi, che la loro fantasia o opinione viene relegata a contorno di una prestazione regolare e puntigliosa…

Non lo nascondiamo, così come non nascondiamo loro quel che sta dietro all’etichetta made in china delle loro scarpette sgargianti all’ultima moda…

Semplicemente, cerchiamo di fare in modo che possano crescere ad occhi, cuore e mente aperti e strettamente connessi, in modo da avere strumenti intellettivi, empatici e morali per fronteggiare difficoltà , ingiustizia e solitudine.

Ci sentiamo po’ come i giardinieri; quando la piantina è ancora tenera , la proteggono, eliminano i parassiti, e se è il caso mettono di fianco anche un rametto per permettere di crescere piante robuste ed autonome!

Se il mondo ha delle ingiustizie è anche perchè i bambini crescono nell’aridità e nell’ingiustizia, se gli studenti si devono “guardare le spalle ” dai loro insegnanti e dai loro compagni e non li percepiscono come compagni di strada, da grandi, non avranno compagni e colleghi , ma nemici da battere e sopraffare, non avranno superiori visti come esempi , ma dei capi da “fregare”.

Se vogliamo una società più giusta e solidale , dobbiamo iniziare con una scuola più giusta e solidale.

Il benessere del bambino al centro

Il perno intorno a cui ogni pratica, ogni attività ogni strumento viene posto in essere, è il bambino.

Riconosciamo ai bambini il ruolo di attori protagonisti del proprio cammino di auto formazione ed auto educazione.

Anche dal punto di vista evolutivo, i bambini (cuccioli d’uomo) sono biologicamente specializzati ed adatti a un compito specifico: sanno imparare. ed i loro strumenti naturali per far questo sono il gioco e l’imitazione dei i modelli comportamentali dei loro adulti di riferimento.

È la loro abilità innata e più funzionale.

Agli adulti, genitori, insegnanti, società, il compito di affiancarli e favorirli nei processi di apprendimento di formazione cognitiva, affettiva, motoria, e di formazione della loro coscienza di sé come individui e come membri della società.

Si tratta di un vero e proprio ribaltamento copernicano dei ruoli: non la centralità del sapere da trasferire ai bambini/contenitori, ma insegnanti /compagni di viaggio che scelgono insieme ai bambini strade e sentieri e li accompagnano, motivandoli, orientandoli, valorizzandone i successi ed incoraggiando a superare le difficoltà.

All’interno di questa relazione cooperativa insegnante-alunno, in un’atmosfera empatica, allegra e fiduciosa, si instaura, quindi, un’atmosfera che rende possibile un apprendimento profondo, basato su esperienze concrete, su soluzione di problemi reali, su relazioni sincere, il tutto in un ambiente sereno e allegro.

Nella nostra scuola si impara per risolvere problemi, per comprendere fenomeni naturali, sociali e pratici, affinché si sperimenti che conoscere e imparare è utile e divertente.

La scuola, e nello specifico le lezioni e gli argomenti gravitano così intorno alle necessità ed interessi della classe. Le materie saranno dunque applicate ed i programmi svolti, inserendoli come strumenti d’inchiesta, o per la soluzione di problemi che insorgono durante le attività di classe.

Tutte le lezioni e gli argomenti sono dunque finalizzati e calati nella vita reale: impariamo inglese per comunicare con una classe gemellata o per tradurre qualche testo da inserire sul blog; il blog, strumento di comunicazione all’esterno delle idee, delle opinioni e delle esperienze vissute dalla classe diventa spunto per impratichirsi all’uso consapevole di mezzi di comunicazione sociale e nuove tecnologie, utilizzandoli come “attrezzi” utili e imparando a non farsi usare da essi; si studia la storia passata per migliorare il presente ed evitare errori e tragedie in futuro, imparando a conoscere gli eventi ed i comportamenti di chi ci ha preceduto; si impara a leggere e scrivere per comunicare e tramandare i nostri pensieri e trarre beneficio da quelli altrui; si impara a contare correttamente per essere più giusti ed equi.

Obiettivi

Riteniamo che uno degli obiettivi fondamentali che, come insegnanti di scuola primaria, possiamo prefiggerci, sia quello di orientare ed incardinare l’approccio dei singoli alunni con la conoscenza, con lo studio e con l’istituzione scolastica in sé.


Un’ ottima esperienza alla scuola primaria che promuova i bambini nella loro globalità, che stimoli i loro interessi e ne accolga i bisogni, li affascini alla conoscenza ed invogli alla curiosità ed all’approfondimento; sarà una base solidissima per renderli studenti motivati e persone interdipendenti.

Si tratta di educare al comprendere, attraverso un approccio cooperativo ed empatico, ponendosi problemi, cercando soluzioni, per fornire agli studenti gli strumenti intellettivi e le metodologie d’apprendimento, per diventare persone che pensano autonomamente, prendono decisioni in coscienza e che ricercano la giustizia più che l’obbedienza.

Mission

Incardinare l’approccio positivo con scuola, studio e conoscenza.

Educare al comprendere fornendo strumenti intellettivi e metodologie di apprendimento allo scopo di porsi problemi e ricercare soluzioni.

Sperimentare in prima persona occasioni in cui ciascuno è valorizzato come persona che deve prendere decisioni secondo la propria coscienza allo scopo di formare persone che ricercano la giustizia più che l’obbedienza, cittadini attenti, informati, competenti, attenti, critici solidali e responsabili.

Dall’io al noi

“I Care” scrisse don Milani sul muro della sua classe.

“We Care” è diventato il motto di riferimento per i nostri bimbisvegli.

Da soli e senza tenere conto del prossimo si fa poca strada.

Lo sviluppo della coscienza di sé, attraversa diverse tappe evolutive tutte essenziali, si passa dalla indifferenziazione iniziale della diade madre bambino, in cui tutte le esigenze fisiologiche vengono espletate e soddisfatte ed il neonato ha la percezione di essere un unico con la madre, alla presa di coscienza di un io differenziato dagli altri, fino a raggiungere la dimensione collettiva di un’appartenenza al NOI, tanti singoli in relazione cooperativa di interdipendenza.

Le prime frustrazioni, attesa prima di ricevere cibo o attenzioni, iniziano il processo di separazione introducendo nel bambino la coscienza di un sé e degli altri.

La prima infanzia dai 3 ai 6 anni (conosciuta come la piccola adolescenza cfr. Bertinetti) porta i bambini a definire il loro concetto di io, il possesso dei giochi, la possibilità di ottenere attenzioni , le prime relazioni interpersonali di antipatia o simpatia, la percezione dei mutamenti fisici del corpo danno fondamento allo sviluppo di un io sicuro e coerente.

Nei primi anni di scuola primaria, questo egocentrismo (fisiologico e corretto) viene messo alla prova dall’inserimento in un gruppo con regole e richieste strutturate.

Ci poniamo come obiettivo il traghettare i bambini dalla percezione di essere tanti io differenziati con richieste egocentriche, a un “noi” organico, formato da tante unicità in relazione tra loro.

Moltissimi dettagli vengono messi in atto per conseguire questo passaggio dall’ IO al NOI in modo armonico, non traumatico e gioioso.

Si porrà l’accento sul fatto che la dimensione collettiva sia un passaggio evolutivo migliorativo.

Inizialmente il set della classe concede ai bambini spazio per la propria individualità, iniziando però a presentare spazi di vita comune estremamente comodi e divertenti.

I banchi nei primissimi giorni di scuola sono disposti ad emiciclo in modo da raggruppare su file 3 o 4 bambini.

Rimane molto spazio libero davanti alla lavagna e davanti alla libreria di classe.

In questo spazio, come in un’agorà, i bambini possono seguire le lezioni e le spiegazioni comodamente seduti per terra in cerchio (forma geometrica massimamente democratica), vicini all’insegnante e gli uni agli altri.

Le file di banchi sono oblique , l’orientamento di queste file spetta ai bambini che appena arrivano al mattino controllano che siano allineate ad alcuni riferimenti riportati sul pavimento , questo li responsabilizza ed inizia a farli lavorare in cooperazione ed in autonomia.

La decisione se seguire la lezione orale o le discussioni di classe seduti compostamente al banco oppure seduti per terra nell’agorà dipende dai singoli bambini.

La consegna è : ci si sposta per seguire meglio, quindi se per essere più concentrato o più comodo un bambino vuole alzarsi e andare davanti alla lavagna vicino ai maestri lo può fare a patto che questo non sia di distrazione per sé o per gli altri.


Non è un processo immediato ma, dopo qualche tentativo ed errore, i bambini si impratichiscono e si abituano all’autocontrollo e all’autopercezione.

Questo inoltre permette una prossimità e una vicinanza che favoriscono espressività ed empatia, riducendo molto l’ansia a parlare in pubblico in bambini particolarmente ansiosi.

Si fa notare che gli organismi unicellulari più primitivi, trovano vantaggioso associarsi, quindi tutte le volte che è possibile sin dalla prima elementare si strutturano attività di gruppi misti fluidi ed equilibrati.

Durante la terza elementare, affrontando gli studi antropologici di paleontologia si giunge all’età in cui gli esseri umani iniziarono ad associarsi in clan matriarcali in cui tutti ricevevano secondo le proprie necessità, collaborando secondo le proprie possibilità e abilità al benessere del gruppo.

E’ questo il momento in cui si inizia la sperimentazione della condivisione del materiale didattico.

Passare dal MIO al NOSTRO mette a dura prova le basi consumistiche ed egocentriche della nostra società: è esattamente ciò che ci prefiggiamo. Sperimentiamo che mettendo in comune gli strumenti di lavoro, prendendosene tutti cura c’è un grande vantaggio, anche in termini di risorse economiche.

Ognuno trova subito quello che cerca e se tutti si sono presi cura del materiale, questo sarà in ordine, in buono stato e permetterà di lavorare bene e con migliori risultati.

Valutazione soggettiva:

Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali tra diseguali” ci ricorda la lettura di “Lettera ad una professoressa” di don Milani.

Questa riflessione ci ha portato a porci una domanda: se ogni bambino da il proprio massimo ma le caratteristiche intellettive e le basi socioculturali sono molto differenti e il risultato oggettivo e misurabile è differente, il voto deve andare ad evidenziare le differenze e rimarcare i deficit?

Secondo la teoria delle intelligenze multiple di Gardner, esistono 12 tipologie di approcci alla realtà , che rendono ogni persona più adatta ad approcci logici, o relazionali o sensoriali, o organizzativi ecc.

Ogni persona è unica ed irripetibile, durante l’esperienza scolastica si cerca di stimolare i bambini in ogni dimensione permettendo loro di sperimentare tutti gli approcci in ogni campo in modo da selezionare via via le proprie preferenze, andando a costruire progressivamente la propria personalità ed il proprio approccio con la realtà.

A ciascun bambino viene chiesto di dare tutto il proprio meglio, sempre.

Siate la migliore versione di voi stessi”
non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, dalla mutria cretina, dalla serietà ignorante. Sii allegro […]: ed ecco che essi ti insegnano a non splendere.
E tu splendi, invece” (P.Pasolini)

Non si cerca la competizione verso gli altri, anzi questa viene disincentivata andando a sminuire il valore esteriore dei voti.

La valutazione “misura” e rende esplicito all’insegnante se un argomento è stato compreso appieno e se ciascun bambino padroneggia una procedura o una tecnica.

Il voto positivo aiuta i bambini e gli insegnanti a capire se un argomento è stato esaurito da tutta la classe e se si può passare a quello successivo.

In questo modo diventa assolutamente inutile cercare sotterfugi per essere sopravvalutati.

La valutazione dovrebbe servire ed essere nota solo all’insegnante per capire chi è ancora in difficoltà oppure se tutti hanno ragionevolmente raggiunto un livello tale da poter passare al nuovo argomento

La classe dovrebbe procedere come una comunità solidale e cooperante, non una gara.

Insegnamento solidale

Ragazzi aiutatemi a capire se avete capito e se possiamo voltare pagina e cambiare argomento.” Questo è il discorso che giustifica la somministrazione di verifiche e la valutazione.

In questo modo si riduce moltissimo l’ansia: il voto è uno strumento che sta all’interno del patto di cooperazione tra maestri e bambini, se hai capito facciamo altre cose più difficili ed interessanti , altrimenti torniamo indietro e ti rispiego.”

Apprendimento cooperativo
12107760_10207544121065945_2018939933608026491_nLa classe va al passo del più lento, se il più lento si mette in cammino!
” (B. Passarino)
Questa frase ironica rende il senso dell’atmosfera in classe. I più geniali e rapidi, una volta terminato il loro compito, non scalpiteranno per andare avanti lasciando indietro chi ancora sta procedendo, magari un po’ a fatica.

Anzi se vorranno guadagnare tempo, andranno a prendersi cura di chi è più lento, accudendolo, cercando di far comprendere l’argomento, suggerendo qualche strategia.

In questo modo nessuno viene lasciato a sé stesso, né il bambino più in difficoltà, ma nemmeno il “genio”: insieme questi si sosterranno a vicenda, proprio perché, tornando alla teoria di Gardner, e grazie al fatto che le attività di classe vanno a stimolare e mettere in gioco tutte le abilità ed attitudini, ora eccellerà i bambino con intelligenza logico matematica, ora quella con intelligenza spaziale, o artistica o etica.

Il grado di capacità oltre che il campo d’interesse specifico varia da persona a persona.

Valutare la performance di bambini con diverse capacità è una tra le incombenze più delicate e complesse per gli insegnanti.

Ognuno di noi ha dei limiti, premesso che si vuole una scuola inclusiva mista, mulatta disomogenea e multiculturale, e che si considera un valore imprescindibile la differenza, è giusto far correre nella stessa corsa atleti sani e zoppicanti?

La risposta è semplice ma non scontata: la nostra scuola non è una gara.

E’ più simile ad una escursione in montagna, di gruppo, in cui il reale valore è il procedere in gruppo, al passo del più lento godendo della presenza e del sostegno gli uni degli altri, apprezzando insieme ogni passo e ogni scorcio lungo il percorso. Ogni tanto ci si ferma per riposare, si aspetta chi è rimasto indietro, si fanno anche attività sedentarie per riprendersi tutti.
A volte, stanchi, ci si ferma. Poi si riparte.

Al termine, giunti tutti a destinazione, ognuno godrà del risultato in modo diverso perché l’esperienza, seppur di gruppo, avrà lasciato impressioni uniche in ciascuno.

Se le attività scolastiche sono presentate in maniera affascinante, se i bambini comprendono l’utilità di imparare un argomento allora daranno tutto il loro meglio attingendo alla loro capacità innata di apprendere.

Bisogna chiedere a ciascuno quello che ciascuno può dare” ci ricorda A. de Saint Exupery.

Così riconosciamo a ciascun bambino il diritto/dovere di raggiungere e veder valutato specificamente il massimo delle proprie capacità ed impegno.
Un bambino motivato ed impegnato seriamente, darà il proprio meglio ed in un ottica di valutazione cooperativa e solidale, nonostante le performances siano oggettivamente differenti, quando si verifichi che i bambini hanno dato il meglio di sé, la valutazione sarà massima per tutti.

L’insegnante

Ha il compito di affiancare il bambino in un comune processo di indagine/scoperta/creazione che è alla base del conoscere.


Adulto e bambino sono sullo stesso piano come persone, ma la loro diversità è riconosciuta come fondamentale e dà luogo a diversi ruoli nel processo di apprendimento.


Questi sono calibrati sulla base degli interessi e capacità dei bambini. Gli obiettivi concordati contengono una parte di saperi tecnici da utilizzare come strumenti di lavoro. Lo sviluppo ulteriore dell’apprendimento è guidato dalle domande spontanee poste dai bambini. L’adulto lavora sulla capacità di sostenere le energie espresse, offrendo delle opportunità di indagine ai bambini, traendo profitto dall’incidentalità dell’apprendimento e favorendo un impegno Interessato, stimolato da esperienze concrete e supportato da dinamiche di mutuo aiuto tra i bambini.

Gli “errori” sono valorizzati come opportunità, al fine di favorire l’autocorrezione.

Si pone massima attenzione a stimolare nei bambini un processo di ricerca, autoapprendimento e autovalutazione.

Tutto questo con la convinzione che noi insegnanti non siamo dei semplici ripetitori di sapere e conoscenza , nè dei conferenzieri, ma delle guide, degli sherpa compagni di viaggio il cui unico obbiettivo è condurre i nostri “viaggiatori nella conoscenza” ciascuno al proprio traguardo: affianchiamo i nostri ” piccoli esploratori” portiamo il bagaglio culturale, indichiamo la strada, forniamo strumenti, camminiamo di fianco e consigliamo tappe e riposo.
 Non si è mai visto uno sherpa che dice al suo cliente quella è la strada, fai esercizio e vai, e se non vai al passo che dico io, ti lascio lì (se non arrivi alla sufficienza ti boccio).

Educazione sentimentale

Con questo termine intendiamo raggruppare la totalità di relazioni e di percezioni sensoriali che possono essere sperimentate dalle persone quando entrano in relazione le une con le altre.

Attraverso questo approccio, all’empatia attraverso la globalità dei sensi, è quindi facile passare in modo naturale e armonico da tematiche specifiche dell’affettività interpersonale, a quelle di educazione alla pace, dall’armonia nell’educazione musicale, all’ascolto, a valorizzare la gratitudine, alla coordinazione, all’educazione, motoria.

Conosciamo la realtà , la natura e le altre persone attraverso i sensi, conoscere i propri limiti (i propri margini) è rassicurante, alimenta la stima di sé e pone ed attiva la capcità di incontrare l’altro con fiducia e curiosità.

Il bambino deve sentirsi “sentito”, cioè percepito ed accolto con tutti i sensi.
E’ importante per tutti, specialmente per individui in età evolutiva sentirsi apprezzati e tenuti in conto, sia dal punto di vista fisico che spirituale che intellettivo; “sei bellissimo come sei, sei intelligente, hai fatto una proposta che ora metteremo in pratica tutti, hai espresso un pensiero sensibile che ci commuove”.
A questo scopo sono frequenti attività corporee e sensoriali, ma anche eventi pubblici e viene utilizzato il blog di classe, proprio allo scopo di realizzare e far vivere occasioni in cui i bambini possano vedere ed essere visti, ascoltare ed essere ascoltati, apprezzare ed essere valorizzati in ogni loro espressione: intellettuale, artistica, pratica, etica, organizzativa e di cittadinanza responsabile.

Attraverso queste attività di sperimentazione e di uso dei sensi, si cerca di favorire una autopercezione equilibrata dei propri limiti e dei propri valori.

La “bellezza dei margini” è proprio il riconoscere il nostro confine, essere consapevoli dei propri limiti e soddisfatti dello spazio che si occupa nel mondo. E’ il limite che ci contiene preservandoci ma anche la parte di noi che viene percepita, vista e sentita, che viene a contatto con gli altri incoraggiando l’incontro. “E’ la pelle che ci permette di percepire la carezza”.

Arredamento setting e materiale didattico

1888741_10205579702236702_8753891302085497517_nIl materiale didattico deve essere semplice , poco strutturato, bello e possibilmente autocostruito da insegnanti e bambini. Questo farà sì che, oltre ad esercitare abilità pratiche, il materiale sarà utilizzato con orgoglio e cura da parte dei bambini.
La cattedra è eliminata e sostituita da un piccolo tavolo rotondo basso su ruote bloccabili, realizzato utilizzando una bobina di cavo elettrico industriale, in modo da eliminare ogni schermo effettivo o simbolico tra insegnanti e classe.

Sotto alla lavagna si trova un pancone basso, che funge da contenitore, da seduta, ma anche da scalino per far sì che i bambini, specialmente nei primi due anni di scuola, possano scrivere agevolmente alla lavagna accedendo a tutta la sua superficie senza doversi allungare, mettendosi in punta di piedi ed assumendo posizioni scomode.

Banchi ad emiciclo o in grandi isoloni di gruppi. Ideali a questo scopo una tipologia di banchi specifici di forma trapezioidale e con ruote che permettono un rapido ed agevole cambiamento del setting della classe.

I banchi ad emiciclo permettono la fruizione frontale della lavagna, il compito di mantenerne l’allineamento abitua i bambini alla responsabilità ed all’ordine.

I banchi organizzati ad isole abituano al lavoro di gruppo ed alla condivisione.

Libreria di classe. Noi l’abbiamo anche resa l’abitazione di un topo di biblioteca (è anche un teatrino di burattini con accesso segreto conosciuto solo dai maestri) In questo modo, attraverso la mediazione del nostro personaggio fantastico “Topus de’ Libris” viene incentivata la lettura e si ha a disposizione un personaggio neutrale, sempre presente, che tutto vede e sa, che può intervenire a risolvere questioni interne, cui i bambini scrivono lettere, che appare con frequenza per raccontare storie, o per porre l’accento su qualche tematica o per raccogliere impressioni dai bambini verificando quale ricaduta abbiano i discorsi fatti con gli insegnanti.

L’agorà. Lo spazio davanti alla lavagna viene lasciato libero e sgombro dai banchi in modo da far sì che i bambini possano sedersi in cerchio, per terra per seguire lezioni orali, ascoltare storie, esprimersi, fare teatro.

Condivisione del materiale didattico: non più 25 astucci con 25 set di cancelleria (25 pennarelli rossi , 25 rosa ….) ma recipienti e cestini con biro, matite gomme, pennarelli di gruppo, condivisi tra i bambini di ogni tavolo in quantità sufficiente da poter lavorare tutti ma condividendo le risorse.

Questo è sempre un momento di fortissimo impatto che permette di osservare la propensione al condividere e diventa un laboratorio continuo sulla gestione dei beni comuni, sulla cura per ciò che è di tutti, sulla capacità di sapersi mettere al servizio degli altri, attendere il proprio turno accettare di non avere la biro preferita e dare valore alla funzione dell’oggetto anziché alla sua forma.

Libri in comune

Stiamo sperimentando anche l’adozione alternativa dei libri di testo adottando testi differenti.

In questo modo si stimolano i bambini a ricercare le informazioni e gli argomenti in modo attivo, mantenendo, necessariamente molto più alta la soglia di attenzione.

Dapprima l’argomento viene spiegato dall’insegnante oralmente o per mezzo di sussidi video o esperimenti, poi si legge l’argomento, un po’ su un libro un po’ su un altro. Questo stimola i bambini a essere estremamente attenti proprio perché lo stesso argomento su un testo sarà presentato con alcuni termini, mentre su altri con altri.
Una versione dei libri è specificamente semplificata per alunni BES , ma tutti possono scegliere quale versione usare di volta in volta, i libri non sono personali e restano in classe.
Naturalmente, dopo qualche tempo di rodaggio, avviene che sono i bambini stessi ad interrompere la lezione sui libri per suggerire la lettura dell’argomento da un libro piuttosto che da un altro, perché un’edizione presenta più particolari.
Questo è preziosissimo perché, quasi giocando, si ottiene un approfondimento personale e molto motivato degli argomenti studiati.

I libri restano generalmente a scuola ed anche lo studio delle materie avviene in classe, collettivamente, a coppie o individualmente.

Proprio come accadrebbe se i bambini si ritrovassero l’uno a casa degli altri per fare i compiti o studiare, ma con in più, il vantaggio di poter richiedere spiegazioni in ogni momento all’insegnante e dando modo all’insegnante di aggiungere spiegazioni, specificare o correggere inesattezze in tempo reale.

Inoltre questo sistema è utile per presentare diverse strategie di studio: ricerca parole chiave, creazione di mappe concettuali, schemi sintetici, paragoni tra argomenti, esperimenti per verificare ipotesi, resoconti, riassunti.

I bambini sono comunqe liberi di portare a casa i libri di testo , così come i libri della libreria di classe per approfondire o per mostrare l’argomento ed i loro progressi ai genitori.

Senza Zaino

Non avendo più libri di testo da trasportare, dato che tutto il materiale scolastico e di cancelleria rimane a scuola, diventa del tutto superfluo lo zaino scuola.

Una semplice tracolla colorata di cotone di provenienza equosolidale , sarà più che sufficiente per portare a scuola il diario la merenda e un eventuale quaderno. Nulla più.

Questo permette di eliminare ulteriormente eventuali discrepanze di reddito tra i bambini (il mio zaino è più bello e alla moda) evita di vedere bambini con zaini stracarichi o pieni di macchinine o materiali che nulla hanno a che fare con la scuola. Non siamo contro oggetti transizionali e non vengono espressamente vietati, ma preferiamo evitare gli spiacevoli prestiti di giochi che spesso creano litigi ed incomprensioni.
In classe ci sono molti giochi non strutturati e a disposizione di tutti (legnetti colorati con cui fare costruzioni, giochi di equilibrio, o di pazienza, memory)

Spreco zero in mensa

Ai bambini chiediamo di prestare attenzione ai segnali del loro corpo: fame sete, gradimento di questo alimento e di quella pietanza.

Un po’ di tutto e di tutto un po’!

Siamo ciò che mangiamo e, così come per costruire una casetta con i “lego” si devono utilizzare pezzi di diverse tipologie , allo stesso modo per nutrire la “struttura” del nostro corpo ci sarà bisogno di ogni tipo di alimento.

E la verdura… almeno un po’… fa bene e pian, piano, anche i più schizzinosi imparano a gustarla e a preferire questa o quella , senza rifiutarla a priori.

Non tutti i bambini hanno lo stesso fabbisogno e lo stesso appetito, per questo concediamo di ridurre la porzione, chiedendo piatto intero o mezza porzione (non meno).

In questo modo si evitano le situazioni in cui i bambini si ingozzano di pasta , rifiutando il resto oppure lo scempio di vedere buttate immediatamente le porzioni di cibo appena consegnate senza nemmeno assaggiarle.

Con questo sistema, a fine pasto i nostri tavoli sono puliti, mentre su altri lo scarto arriva fino ad 8 kg per classe.

I bambini possono fare a metà e così il cibo non si spreca.

Dopo 10 anni di sperimentazione abbiamo ormai un sistema ben rodato: i maestri o i bambini stessi, passano chiedendo chi vuole intero e chi vuole metà. Si raggruppano a due a due quelli che vogliono metàl, uno riceverà la porzione intera che condividerà con il piatto del compagno.
In questo modo tutti assaggiano un po’ di tutto e ricevono non meno di una quantità adeguata alla corretta alimentazione e sono stimolati a sperimentare nuovi sapori, comprendendo il valore di introdurre tutti i nutrienti essenziali senza però esagerare, né in eccesso né in difetto.

All’aria aperta.

Insegnate soltanto la magia della vita attraverso le meraviglie della Natura” (G.Gaber)

920384_473334402741486_795471693_oE’ spesso la natura stessa ad insegnare e soprattutto ad offrire spunti per una esplorazione multisensoriale dei fenomeni, degli organismi e della materia.
Uscite in parchi o nelle campagne, anche solo l’osservazione della vita in poche gocce d’acqua, vedere e salvare i lombrichi che escono allo scoperto dopo un acquazzone, offre opportunità emozionanti per imparare e comprendere argomenti e fenomeni complessi con un approccio pratico, sperimentale, multidisciplinare.

In classe c’è sempre qualche forma vivente da accudire ,di cui prendersi cura osservandola. A volte è un acquario, per qualche tempo abbiamo allevato insetti stecco e nutrito bruchi fino ad oservarne la metamorfosi in farfalle, poi liberate in giardino. Galline, cani, ricci, girini, persino larve di zanzara, hanno avuto il loro posto in classe, sempre garantendone il benessere e la vita.
Con i bambini abbiamo scavato un minuscolo stagno in cortile che è incubatore di vita e laboratorio all’aria aperta , sempre generoso di occasioni di meraviglia e stupore: è nato un fungo, osserviamo le foglie di felce mentre si schiudono, le rane stanno facendo l’amore, sono nate le libellule, il ghiaccio si forma e protegge l’habitat sottostante.

Apprendere è il lavoro degli alunni

Se il luogo di lavoro di insegnanti ed alunni è la scuola, è ingiusto, sia per gli uni che per gli altri, doversi portare a casa lavoro straordinario, imposto per sopperire a mancanza di tempo in classe.

Studio esercitazione e consolidamento avvengono quasi del tutto a scuola. In rarissimi cari viene assegnato lavoro a casa, esclusivamente per motivi specifici (ad esempio utilizzare materiali e strumenti che sono esclusivamente a disposizione presso il domicilio dei bambini o incentivare qualche attività con i genitori o dar seguito ad una richiesta del bambino).

Nessuno vieta l’approfondimento personale o la rielaborazione autonoma.
 Anzi è l’obiettivo sottinteso, è proprio il raggiungimento di una motivazione per suscitare l’interesse allo studio appassionato ed all’approfondimento autonomo.

Semplicemente non viene dato come compito obbligatorio.
Il ragionamento alla base è che, chi è seguito, chi è responsabile non ne ha bisogno e probabilmente a casa legge libri volentieri o è accompagnato dai parenti a visitare musei nei weekend.

L’esercizio (anche quello autonomo) si può fare benissimo in classe. Tra l’altro questo abitua i ragazzi a una fruizione più attiva del tempo trascorso in classe. Non lezioni conferenza, in cui se mi abbiocco non mi nota nessuno, ma laboratorio continuo con un professionista dedicato a seguire esercizio, processo di comprensione, esecuzione ed apprendimento

Il consolidamento viene garantito e favorito dal lavoro di gruppo , dall’impegno individuale con la possibilità per i bambini, di accedere immediatamente alle spiegazioni dell’insegnante, in caso di dubbi o lacune. Si è arrivati a questa determinazione a seguito di riflessioni basate sull’osservazione: i bambini che sono seguiti a casa e che potrebbero avere il sostegno di genitori adeguati, solitamente non hanno bisogno di esercitazioni aggiuntive.

I bambini che necessitano un lavoro di esercitazione e ripetizione, solitamente non dispongono di un sostegno parentale adeguato. Basare il processo di apprendimento sull’esercitazione a casa non farebbe che aumentare il divario tra persone con situazioni socioculturali sbilanciate. Preferiamo quindi farci carico il più possibile della fase di consolidamento ed esercitazione in modo da favorire il più possibile il “salto di classe” offerto dalla scuola pubblica.

Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta.


Alla sua gestione, ci ricorda Rosaria Gasparro (maestra elementare) 
All’umanità che ne scaturisce.


A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.


A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare.


A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde.


E’ un esercizio che mi riesce bene.

E mi riconcilia con il mio sacro poco.”

4 comments

  1. sapere che esistono realtà e insegnanti cosi corasggiosi mi riconcilia momentaneamente con le istituzioni… Grazie davvero!
    Posso permettermi di segnalarvi la campagna Basta Compiti (gruppo fb) lanciata dal dd Maurizio Parodi ? Ciao

    1. Grazie mille!
      Siamo in stretto contatto anche con Maurizio Parodi, l’abbiamo invitato l’anno scorso organizzando un suo intervento specifico per il collegio docenti e uno pubblico aperto alla cittadinanza presso l’Ex sala consiliare

  2. Grazie grazie
    a nome di tutti i bimbi che accompagnate allora si può…
    sono una psi (di una certa età) ma soprattutto una psicomotricista
    e con tanta tristezza mi tocca seguire bimbi, che come unico problema hanno adulti che non li sanno aiutare a crescere ..
    vi leggo con immenso piacere e gratitudine, forza tenete sempre duro!!
    Ma il DD che dice??

    1. Grazie mille!
      Con entrambe le DS con cui abbiamo avuto modo di avere a che fare c’è sempre stata correttezza e apertura.
      dall’anno prossimo , le nostre pratiche molto artigianali e sperimentali saranno offerte alle famiglie che lo desidereranno , istituendo la nostra futura prima elementare, specificamente a “progetto Bimbisvegli”

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