Progetto Bimbisvegli
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PROGETTO BIMBISVEGLI

PREMESSA METODOLOGICA

C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.

(Danilo Dolci)

Da più parti, oggi, si denunciano problemi relativi alle nuove generazioni: violenza gratuita, bullismo, cyberbullismo, dipendenze varie che minacciano ragazzi sempre più fragili e richiamano la nostra attenzione su un’emergenza educativa che non va sottovalutata. Tutto ciò rende più che mai urgente guardare all’infanzia e ai suoi diritti, perché è dall’educazione che si deve partire per formare giovani capaci di affrontare i problemi che la vita presenterà loro e soprattutto capaci di impegnarsi per una società migliore: un’educazione centrata sul bambino, sui suoi bisogni, ma che non trascuri il compito di avviare ciascuno lungo il percorso che lo porterà a sviluppare carattere e cultura. .

Si rende cruciale prestare un’attenzione particolare a tutte le caratteristiche delle tappe evolutive di ogni bambino, realizzando delle attività prevalentemente basate su di un approccio empatico e sensoriale tale da veicolare il sapere in forma procedurale, attraverso metodologie di simulazione dell’esperienza stessa.

Come raccomandato dall’OMS l’importanza dello sviluppo del senso critico è un’abilità considerata fondamentale per uno sviluppo armonico del bambino, futuro adulto, cittadino del mondo, che si realizza nell’importanza e capacità di osservare la realtà, porsi domande, trovare e proporre soluzioni ed esprimersi con la consapevolezza di essere ascoltati.

La pratica educativa Bimbisvegli nasce dalla costante osservazione, sperimentazione empirica e verifica di quelli che sono i bisogni e le caratteristiche, sia del gruppo classe, ma anche dei singoli bambini con i quali gli insegnanti condividono il percorso di educazione co-empatica, privilegiando le didattiche ludico esperienziali attraverso le quali accogliere i bisogni espressivi della loro fantasia, emotività, corporeità ed empatia.

Il progetto intende contemplare contemporaneamente sia una didattica analitica per discipline, che una didattica sintetica per competenze, attraverso il sistema delle “grandi imprese”1 (contenitori progettuali interdisciplinari vissuti nel quotidiano)2

Si propone, come attenzione primaria, la sperimentazione cosciente ed efficace della cittadinanza attiva per i bambini, ponendo basi esperienziali all’impegno come cittadini attivi, critici, affidabili e solidali.

Si propone di porre grandissima attenzione ai bisogni fisiologici, adottando strumenti didattici adeguati alle fasi dello sviluppo cognitivo: gioco, simulazione3, sperimentazione, movimento apprendimento empatico, sensoriale e cooperativo.

Il progetto richiede agli insegnanti di considerarsi compagni di viaggio esperti e solidali verso i bambini. Si pone come scuola aperta all’aperto.

Ponte tra FUORI e DENTRO tra società e vita dei piccoli, cerniera e cardine. L’Ambiente, inteso anche in senso relazionale, strutturale, non solo ecologico, è utilizzato in modo funzionale, strumentale e educante.

Il progetto, pur innovativo, attua una didattica pienamente in linea, in ogni suo punto, con le indicazioni ministeriali.

Riferimenti pedagogici

Il progetto trae ispirazione da vari orientamenti pedagogici quali: la didattica attiva montessoriana, l’apprendimento cooperativo di Celestin Freinet, la didattica applicata di Mario Lodi, l’impegno sociale di Lorenzo Milani, la pedagogia degli oppressi di Paulo Freire, il mutuo aiuto ispirato a Luigi Camillo Goltieri, l’autoeducazione in natura di Robert Baden Powell e la valorizzazione delle varie “intelligenze” di Howard Gardner.

La figura dell’insegnante

L’insegnante affianca il bambino in un comune processo di indagine/scoperta/creazione che sono la base del processo conoscenza.

Adulto e bambino sono sullo stesso piano come persone, ma la loro diversità è riconosciuta come fondamentale e dà luogo ai diversi ruoli nel percorso di apprendimento.

Gli obiettivi sono definiti sulla base delle capacità dei bambini. Lo sviluppo ulteriore dell’apprendimento è guidato dalle domande spontanee da loro poste. L’adulto lavora sulla capacità di sostenere le potenzialità di ognuno, offrendo opportunità di indagine, traendo profitto anche dall’apprendimento occasionale, e favorendo un impegno Interessato, stimolato da esperienze concrete e da dinamiche di mutuo aiuto.

Esso valorizza gli “errori” come opportunità, al fine di favorire l’autocorrezione.

Si pone massima attenzione alle procedure euristiche, all’autoapprendimento e all’autovalutazione.

L’insegnante non è semplice ripetitore di sapere e conoscenza; è guida, sherpa, compagno di viaggio il cui unico obiettivo è condurre ciascuno al proprio traguardo. Affianca i “piccoli esploratori”, indica la strada, porta il bagaglio culturale, fornendo via via gli strumenti più adeguati, cammina di fianco, consigliando tappe e riposo.

Il percorso didattico è simile ad una escursione in montagna, in cui il reale valore è il procedere in gruppo, al “passo del più lento”, godendo della presenza e del sostegno gli uni degli altri, apprezzando insieme ogni passo e ogni scorcio lungo il percorso.

“La classe va al passo del più lento se il più lento si mette in cammino” (G. Passarino.)

Ogni tanto ci si ferma per riposare, si aspetta chi è rimasto indietro, si fanno anche attività sedentarie per riprendersi tutti.

Al termine, giunti tutti a destinazione, ognuno godrà del risultato in modo diverso perché l’esperienza, seppur di gruppo, avrà lasciato impressioni uniche in ciascuno.

Quando l’insegnante presenta le attività scolastiche in maniera affascinante, i bambini comprendono l’utilità di imparare un argomento e daranno tutto il loro meglio,attingendo alla loro capacità innata di apprendere.

Bisogna chiedere a ciascuno quello che ciascuno può dare” ci ricorda A. de Saint Exupery.

Così riconosciamo a ciascun bambino il diritto/dovere di raggiungere e veder valutato specificamente il massimo delle proprie capacità ed il proprio impegno, nonostante le performances siano oggettivamente differenti, quando si verifichi che i bambini hanno dato il meglio di sé, la valutazione sarà massima per tutti.

La progettazione delle attività pur rimanendo organizzativamente divisa per discipline, cerca in ogni modo e ad ogni occasione, di ricondurre ad un “unicum” integrato la percezione del sapere, presentando argomenti che offrono la possibilità di essere sviluppati prendendoli in considerazione dai diversi punti di vista specifici delle varie discipline.

La programmazione annuale viene pertanto organizzata su grandi aree tematiche (imprese), che permetteranno di perseguire i macro obiettivi annuali scelti dal team docente, che si susseguono una dopo l’altra permettendo la connessione sinergica tra le diverse materie.

Ad esempio, se il tema del periodo è “la nascita della vita” in storia si potrà spiegare il big bang, in musica si faranno ascolti di musica d’ambiente, italiano potrebbe affrontare i miti e le leggende sulla origine della vita e dell’uomo, scienze approntare esperimenti ed osservazioni su sviluppo batteri, inglese presentare lo stesso argomento in lingua, matematica creare problemi ed operazioni su misure del tempo o su grandezze.

L’anno viene solitamente suddiviso in tre periodi

  • periodo di scoperta (utile per riprendere argomenti precedenti, accogliere i nuovi arrivati, consolidare apprendimenti e consuetudini)
  • periodo di competenza (il cuore dell’anno, durante il quale si presentano e si insegnano argomenti, si organizzano dimostrazioni sperimentali, si attua principalmente il trapasso di nozioni adulto>bambino)
  • periodo di autonomia e applicazione (gli apprendimenti si stabilizzano e si arricchiscono e, intersecandosi sviluppano e arricchiscono le competenze.

E’ questo il momento in cui i bambini sperimentano maggiormente l’autonomia, la possibilità di mettere in pratica e di mettersi alla prova, utilizzando in modo creativo e personale ciò che hanno imparato nel corso dell’anno)

La programmazione periodica non sarà quindi mai una mera comunicazione delle attività che i singoli insegnanti intendono presentare , ma un lavoro di concertazione di equipe, durante il quale, ben presenti gli obiettivi annuali e i traguardi disciplinari del periodo, si progettano attività specifiche della durata di una settimana ma anche imprese di più settimane o mesi, basandole su un unico sfondo integratore racconti o ambientazione fantastica.

OBIETTIVI

Penso sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta.

Alla sua gestione.

All’umanità che ne scaturisce.

A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.

A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…

A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde.

E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.

(Rosaria Gasparro)

Imparare ad apprendere per comprendere

Se il luogo di apprendimento per antonomasia è la scuola, è giusto, sia per gli alunni che per gli insegnanti, potenziare e valorizzare il tempo-lavoro in classe.

Studio esercitazione e consolidamento avvengono quasi del tutto a scuola. Solo in rarissimi casi viene assegnato lavoro a casa, esclusivamente per motivi specifici (ad esempio utilizzare materiali e strumenti che sono esclusivamente a disposizione presso il domicilio dei bambini o incentivare qualche attività con i genitori o dar seguito ad una richiesta del bambino). Cerchiamo quindi di lavorare bene a scuola con tutti i bambini, indistintamente, sia con coloro che per circostanze ambientali favorevoli sono ben seguiti a casa, sia per coloro che invece non hanno questa opportunità per contingenze ambientali e familiari.

Preferiamo quindi farci carico il più possibile della fase di consolidamento ed esercitazione, in modo da favorire il più possibile il “salto di classe” offerto dalla scuola pubblica.

L’esercizio autonomo si può fare benissimo in classe, con il vantaggio di abituare i ragazzi ad una fruizione più attiva del tempo trascorso in aula: non lezioni conferenza, ma laboratorio continuo, anche con professionisti dedicati, in cui si richiede di seguire l’esercizio, il processo di comprensione, l’esecuzione ed infine realizzare l’apprendimento.

Il consolidamento viene garantito e favorito dal lavoro di gruppo, dall’impegno individuale e dalla possibilità, per i bambini, di accedere immediatamente alle spiegazioni dell’insegnante, in caso di dubbi o lacune.

Motivazione allo studio

Lavoriamo per suscitare l’interesse allo studio appassionato ed all’approfondimento autonomo. La corresponsabilità dell’alunno ne riconosce la centralità.

Egli diventa protagonista del suo apprendimento. Un impegno richiesto ma costantemente favorito e sostenuto dall’insegnante che diventa guida ed allenatore sempre a disposizione.

Tutti gli apprendimenti e gli argomenti e le competenze assumono una funzionalità pratica percepita sensorialmente e sperimentalmente: si impara per la vita.

Benessere a scuola e per la vita

L’importanza di lavorare sull’acquisizione di competenze e al potenziamento di abilità funzionali allo sviluppo del benessere dei futuri adulti in formazione e la necessità di rendere piacevole l’esperienza di apprendimento degli attuali bambini, rende prioritario lavorare sui seguenti obiettivi che traggono ispirazione dalle “life skills”, identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come le “abilità/capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana.”4 […] “La scuola è un luogo appropriato per l’introduzione dell’insegnamento delle life skills, per i seguenti motivi:

  • accesso su larga scala a bambini ed adolescenti;
  • si hanno a disposizione educatori esperti (gli insegnanti);
  • alta credibilità che la scuola riveste nei riguardi dei genitori e della comunità;
  • possibilità di una valutazione a breve e a lungo termine;
  • è un ambito nel quale sono già state sperimentate diverse esperienze.

Alcuni studi di valutazione sui programmi di life skills indicano che i metodi utilizzati determinano la riduzione di problemi comportamentali nelle classi e di atteggiamenti violenti, migliorano la relazione tra insegnanti e ragazzi (Parsons et al., 1988), apportano miglioramenti nel rendimento (Weissberg, 1989) ed un aumento della frequenza scolastica (Zabin, 1986) con una minore richiesta di consulenze specialistiche, il miglioramento dei rapporti tra i bambini e i genitori , rappresentando “la capacità comprovata di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale; descritte in termini di responsabilità e autonomia”. 5 Un intervento precoce di “educazione alle life skills”, dunque, permette l’acquisizione di competenze indispensabili per il benessere personale e sociale e rende i minori più capaci di individuare ed evitare situazioni e comportamenti a rischio, non solo nel campo della salute.

Competenze chiave e competenze di cittadinanza
Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alle competenze chiave 18.12.2006 Competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria
Comunicazione nella madrelingua Imparare ad imparare
Comunicazione nelle lingue straniere Progettare
Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia Comunicare
Competenza digitale Collaborare e partecipare
Imparare a imparare Collaborare e partecipare
Competenze sociali e civiche Risolvere problemi
Spirito di iniziativa e imprenditorialità Individuare collegamenti e relazioni
Consapevolezza ed espressione culturale Acquisire ed interpretare l’informazione
Competenze chiave/life skills
Ambito di
sviluppo della competenza
Competenze chiave di cittadinanza (scuola)
Skills of life (OMS)
Area della costruzione del sé
(modalità di organizzazione
e applicazione del sapere)
Imparare ad imparare
Progettare
Pensiero critico
Pensiero creativo
Problem solving
Decision making
Gestione dello stress
Area della relazione con gli altri

(modalità di comprensione, rappresentazione, condivisione dei fenomeni della vita)
Comunicare Pensiero critico
Pensiero creativo
Problem solving

Collaborare e partecipare
Comunicazione efficace
Autocoscienza
Gestione delle emozioni
Gestione dello stress
Empatia
Area del rapporto
con la realtà
(naturale e sociale)
Risolvere problemi
Individuare collegamenti e relazioni
Acquisire ed interpretare l’informazione
Decision making
Pensiero critico
Pensiero creativo
Problem solving

I punti focali caratterizzanti il progetto Bimbisvegli, rispettano ed attuano pienamente questa declinazione ternaria degli ambiti di attenzione ed applicazione educativa

Si possono associare pienamente i tre pilastri principali del progetto agli ambiti di sviluppo di competenza in modo da ottenere piena corrispondenza sia a livello ideale che applicativo

Bimbi > Area del sé

Svegli > Area della relazione

Natura > Area del rapporto con la realtà.

Sviluppare la capacità di prendere decisioni

Sperimentiamo in prima persona occasioni in cui ciascuno è valorizzato come persona che deve prendere decisioni secondo la propria coscienza in modo da contribuire alla formazione di persone che ricercano e valorizzano la giustizia più che l’obbedienza, cittadini attenti, informati, competenti, critici solidali e responsabili.

Sviluppare la capacità di risolvere i problemi

Si impara a risolvere problemi, comprendendo fenomeni naturali, sociali e pratici, affinché si possa sperimentare che conoscere e imparare sono processi utili e divertenti.

La scuola e, nello specifico, le lezioni e gli argomenti, gravitano intorno alle contingenze ed interessi della classe. Le materie saranno dunque applicate ed i programmi svolti, inserendoli come strumenti d’inchiesta, o per la soluzione di problemi che insorgono durante le attività di classe. La sperimentazione diretta di fenomeni, relazioni e reazioni viene utilizzata come modalità abituale. “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio comprendo.” (Confucio)

Educare alla creatività e al pensiero divergente

Per sostenere e favorire l’inclinazione a “coinvolger-si “per il bene comune e diventare futuri cittadini, solidali, critici e attivi, si includono i bambini nei processi decisionali della classe, si leggono notizie d’attualità, si presentano personaggi del passato e del presente che, con il loro esempio e il coraggio di scelte coerenti, hanno saputo illuminare e rendere il mondo più bello e giusto.

In questo modo, rispettando le tappe dello sviluppo cognitivo, si procede, insegnanti e alunni, ad un coinvolgimento maturo e responsabile nella società.

Sviluppare il senso critico

Si tratta di educare al comprendere6, attraverso un approccio cooperativo ed empatico, ponendosi problemi, cercando soluzioni, per fornire agli studenti gli strumenti intellettivi e le metodologie d’apprendimento, per diventare persone che pensano autonomamente, cittadini informati, critici, solidali e responsabili.
Non significa vivere sulle nuvole e lontani dalla realtà , ma prendere coscienza delle storture del mondo, confortati da un ambiente solidale.

I nostri bambini (e noi stessi con loro) sono privilegiati perché vivono relativamente in pace e in abbondanza (grazie ad un sistema economico iniquo) .

Lo sanno, glielo diciamo, lo sperimentiamo e lo dimostriamo.

La nostra scelta è quella di motivare e sostenere la fondazione di una società più equa e giusta.

Comunicazione efficace

Riguarda l’abilità di esprimersi in modo chiaro ed efficace (quindi con congruenza tra messaggi verbali e non verbali) e in modo adeguato rispetto al contesto (quindi in diverse situazioni, in diverse culture). Significa saper esprimere opinioni e desideri, ma anche bisogni e sentimenti. Significa anche essere in grado di ascoltare in modo accurato, comprendendo gli altri.

Le attività propedeutiche alla lettoscrittura ed alla formulazione organizzata e efficace delle proprie idee sono molteplici e tutte integrate.

L’approccio alla lettura viene motivato con attività attraenti ed immaginifiche (letture animate, racconti fantastici, avventure basate su libri magici, il topo bibliotecario Topus de’ Libris). Impadronirsi di questo indispensabile strumento viene percepito come indispensabile e gradito, per diventare poi funzionale all’arricchimento del proprio bagaglio informativo ed esperienziale.

La scrittura viene presentata come indispensabile strumento per affidare ad altri le proprie scoperte, esprimere le proprie opinioni , tramandare esperienze.

L’espressione orale viene esercitata grazie al teatro, al canto corale, alla discussione in classe e alla partecipazione ed organizzazione di eventi pubblici , nei quali ai bambini, viene offerta l’opportunità di condividere con gli adulti la propria visione sulla società e sul mondo come “giovani cittadini del mondo di oggi e futuri adulti del domani”.

L’espressione di tesi personali in pubblico, facilita e rende molto più naturale anche l’esposizione degli apprendimenti in argomentazioni disciplinari, che non hanno più la sterile forma di restituzione di “lezioni studiate per l’interrogazione” ma condivisione di saperi e scoperte con insegnanti e compagni.

Sviluppare abilità nelle relazioni interpersonali

La gente mi chiede continuamente:” ma come potranno i vostri allievi adattarsi alle porcherie della vita?”.

Io spero che questi ragazzi liberi saranno i primi ad abolire le porcherie della vita!” (Alexander s. Neill).

Se il mondo ha delle ingiustizie è anche perché i bambini crescono nell’aridità e nell’ingiustizia, se gli studenti si devono “guardare le spalle ” dai loro insegnanti e dai loro compagni e non li percepiscono come compagni di strada, da grandi, non avranno compagni e colleghi, ma nemici da battere e sopraffare, non avranno superiori visti come esempi, ma dei capi da trarre in inganno.

Se vogliamo una società più giusta e solidale, dobbiamo iniziare con una scuola più giusta e solidale.

Valutare la performance di bambini con diverse capacità è una tra le incombenze più delicate e complesse per gli insegnanti.

Ognuno di noi ha dei limiti, premesso che si vuole una scuola inclusiva mista, mulatta disomogenea e multiculturale, e che si considera un valore imprescindibile la differenza, è giusto far correre nella stessa corsa atleti sani e zoppicanti?

La risposta è semplice ma non scontata: la nostra scuola non è una gara perché così intendiamo debba anche essere la vita.

La nostra pratica a scuola (nel senso che è teoria messa in pratica con la massima convinzione, interdisciplinarietà e continuità possibile) è quella di far crescere i bambini in un ambiente solidale, aperto, accogliente, in cui ognuno cerca, persegue, favorisce il più possibile il bene proprio INSIEME agli altri, INSIEME a quello degli altri.


Autocoscienza

“I Care” scrisse don Milani sul muro della sua classe.

“We Care” è diventato il motto di riferimento per i nostri bimbisvegli.

Da soli e senza tenere conto del prossimo si fa poca strada.

Lo sviluppo della coscienza di sé, attraversa diverse tappe evolutive tutte essenziali, si passa dalla indifferenziazione iniziale della diade madre bambino, in cui tutte le esigenze fisiologiche vengono espletate e soddisfatte ed il neonato ha la percezione di essere un unico con la madre, alla presa di coscienza di un io differenziato dagli altri, fino a raggiungere la dimensione collettiva di un’appartenenza al NOI, tanti singoli in relazione cooperativa di interdipendenza.

Le prime frustrazioni, attesa prima di ricevere cibo o attenzioni, iniziano il processo di separazione introducendo nel bambino la coscienza di un sé e degli altri.

La prima infanzia dai 3 ai 6 anni porta i bambini a definire il loro concetto di io7, il possesso dei giochi, la possibilità di ottenere attenzioni , le prime relazioni interpersonali di antipatia o simpatia, la percezione dei mutamenti fisici del corpo danno fondamento allo sviluppo di un io sicuro e coerente.

Nei primi anni di scuola primaria, questo egocentrismo (fisiologico e corretto) viene messo alla prova dall’inserimento in un gruppo con regole e richieste strutturate.

Ci poniamo come obiettivo il traghettare i bambini dalla percezione di essere tanti io differenziati con richieste egocentriche, a un “noi” organico, formato da tante unicità in relazione tra loro.

Passare dal MIO al NOSTRO mette a dura prova le basi consumistiche ed egocentriche della nostra società: è esattamente ciò che ci prefiggiamo. Sperimentiamo che mettendo in comune gli strumenti di lavoro, prendendosene tutti cura c’è un grande vantaggio, anche in termini di risorse economiche.

Ognuno trova subito quello che cerca e se tutti si sono presi cura del materiale, questo sarà in ordine, in buono stato e permetterà di lavorare bene e con migliori risultati.

Educare alla modulazione delle emozioni

Educazione sentimentale

Con questo termine intendiamo raggruppare la totalità di relazioni e di percezioni sensoriali che possono essere sperimentate dalle persone quando entrano in relazione le une con le altre.

Attraverso questo approccio, all’empatia attraverso la globalità dei sensi, è quindi facile passare in modo naturale e armonico da tematiche specifiche dell’affettività interpersonale, a quelle di educazione alla pace, dall’armonia nell’educazione musicale, all’ascolto, a valorizzare la gratitudine, alla coordinazione, all’educazione, motoria.

Conosciamo la realtà , la natura e le altre persone attraverso i sensi, conoscere i propri limiti (i propri margini) è rassicurante, alimenta la stima di sé e pone ed attiva la capacità di incontrare l’altro con fiducia e curiosità.

Il bambino deve sentirsi “sentito”, cioè percepito ed accolto con tutti i sensi.
E’ importante per tutti, specialmente per individui in età evolutiva sentirsi apprezzati e tenuti in conto, sia dal punto di vista fisico che spirituale che intellettivo; “sei bellissimo come sei, sei intelligente, hai fatto una proposta che ora metteremo in pratica tutti, hai espresso un pensiero sensibile che ci commuove”.
A questo scopo sono frequenti attività corporee e sensoriali, ma anche eventi pubblici e viene utilizzato il blog di classe, proprio allo scopo di realizzare e far vivere occasioni in cui i bambini possano vedere ed essere visti, ascoltare ed essere ascoltati, apprezzare ed essere valorizzati in ogni loro espressione: intellettuale, artistica, pratica, etica, organizzativa e di cittadinanza responsabile.

Attraverso queste attività di sperimentazione e di uso dei sensi, si cerca di favorire una autopercezione equilibrata dei propri limiti e dei propri valori.

La “bellezza dei margini” è proprio il riconoscere il nostro confine, essere consapevoli dei propri limiti e soddisfatti dello spazio che si occupa nel mondo. E’ il limite che ci contiene preservandoci ma anche la parte di noi che viene percepita, vista e sentita, che viene a contatto con gli altri incoraggiando l’incontro. “E’ la pelle che ci permette di percepire la carezza”.

Sviluppare l’abilità di gestire lo stress in modo funzionale e diventare resilienti

Sappiamo che gettiamo semi in terreni fertili, lasciando ad ognuno la possibilità di svilupparsi in libertà.

I nostri bambini (e noi stessi con loro) sono privilegiati perché vivono relativamente in pace e in abbondanza (grazie ad un sistema economico iniquo) .

Lo sanno, glielo diciamo, lo sperimentiamo e lo dimostriamo.

La nostra scelta è quella di motivare e sostenere la fondazione di una società più equa e giusta.

Essi sanno benissimo che altrove ed in altri momenti, verrà chiesto loro di studiare mnemonicamente, o di tracciare le linee di un disegno nel modo e con la procedura preferita dall’insegnante e guai a discostarsi, che la loro fantasia o opinione viene relegata a contorno di una prestazione regolare e puntigliosa.

Non ci illudiamo di avere a che fare con individui angelici, non lo desideriamo e non lo auspichiamo. Affrontiamo invece i conflitti in chiave educativa insegnando strategie di dialogo, di riconoscimento ed esplicitazione delle emozioni di rabbia, paura, disappunto, delusione abituando i bambini a prenderne coscienza, rappresentarle, tenerle in conto e farle presenti ai compagni ed al gruppo, chiedendo di condividerle per trovare , insieme soluzioni possibili.

Non nascondiamo i problemi interpersonali, così come non nascondiamo loro quel che sta dietro all’etichetta “made in China” delle loro scarpette sgargianti all’ultima moda.

Semplicemente, cerchiamo di fare in modo che possano crescere ad occhi, cuore e mente aperti e strettamente connessi, in modo da avere strumenti intellettivi, empatici e morali per fronteggiare difficoltà , ingiustizia e solitudine.

Ci sentiamo po’ come i giardinieri; quando la piantina è ancora tenera , la proteggono, eliminano i parassiti, e se è il caso mettono di fianco anche un rametto per permettere di crescere piante robuste ed autonome!

STRUMENTI E METODOLOGIE DIDATTICHE

Cammineremo dove non ci sono strade tracciate
E i nostri passi conosceranno la terra
Guarderemo un orizzonte al quale avranno strappato il sole
Con la scusa della guerra

Ci chineremo, ad uno ad uno verso lo specchio cieco
La nostra ombra si stancherà di noi
È così che incontreremo l’immagine che ci appartiene
L’immagine dell’altro

E brinderemo alla Bellezza dei Margini
À la Beauté des Marges

(Paolo Enrico Archetti Maestri)

Apprendimento cooperativo

Integra ed attinge continuamente, dalle competenze di competenza relazionale ed autoconsapevolezza. Un continuo equilibrio tra “l’io ed il noi”.

Gran parte del lavoro, anche quando individualizzato, viene presentato in chiave cooperativa.

La classe va al passo del più lento, se il più lento si mette in cammino!”8

Questa frase ironica rende il senso dell’atmosfera in classe. I più geniali e rapidi, una volta terminato il loro compito, non scalpiteranno per andare avanti lasciando indietro chi ancora sta procedendo, magari un po’ a fatica.

Anzi se vorranno guadagnare tempo, andranno a prendersi cura di chi è più lento, accudendolo, cercando di far comprendere l’argomento, suggerendo qualche strategia.

Nessuno viene lasciato a sé stesso, né il bambino più in difficoltà, ma nemmeno chi si dimostra brillante: insieme questi si sosterranno a vicenda, proprio perché, tornando alla teoria di Gardner, e grazie al fatto che le attività di classe vanno a stimolare e mettere in gioco tutte le abilità ed attitudini, ora eccellerà i bambino con intelligenza logico matematica, ora quella con intelligenza spaziale, o artistica o etica.

Il grado di capacità oltre che il campo d’interesse specifico varia da persona a persona.

In classe si ha la condivisione di ogni risorsa (cancelleria libri, strumenti) come strumento di educazione alla cura del bene comune e approccio cooperativistico.
L’ordine ed il silenzio durante il lavoro sono funzionali al benessere di tutti, il rispetto delle regole e dei tempi di ciascuno favorisce l’espressione di tutti.

Quando un bambino termina il proprio lavoro individuale viene invitato a prendersi cura di altri che sono ancora indietro, mettendosi a disposizione per spiegare procedimento argomenti che risultino ancora ostici.

Aiutare chi è in difficoltà non è mai vietato così come l’errore in un esercizio viene valutato come opportunità per imparare tutti meglio. Da noi, gli astucci posti a barriera sui banchi “per non far copiare i compagni” semplicemente non esistono, anche perché li abbiamo eliminati, infatti le matite e la cancelleria sono in comune, sempre disponibili per tutti, se ciascuno se ne prende cura.

Il gioco

Da un punto di vista evolutivo, i bambini (cuccioli d’uomo) sono biologicamente specializzati ed adatti a una funzione specifica: sanno imparare; i loro strumenti naturali per far questo sono il gioco e l’imitazione dei i modelli comportamentali dei loro adulti di riferimento.

È la loro abilità innata e più funzionale.

Agli adulti, genitori, insegnanti, società, il compito di affiancarli e favorirli nei processi di apprendimento di formazione cognitiva, affettiva, motoria, e di formazione della loro coscienza di sé come individui e come membri della società.

Si tratta di un vero e proprio ribaltamento copernicano dei ruoli: non la centralità del sapere da trasferire ai bambini/contenitori, ma insegnanti /compagni di viaggio che scelgono insieme ai bambini strade e sentieri e li accompagnano, motivandoli, orientandoli, valorizzandone i successi ed incoraggiando a superare le difficoltà.

All’interno di questa relazione cooperativa insegnante-alunno, in un’atmosfera empatica, allegra e fiduciosa, si instaura, quindi, un’atmosfera che rende possibile un apprendimento profondo, basato su esperienze concrete, su soluzione di problemi reali, su relazioni sincere, il tutto in un ambiente sereno e allegro.

Valutazione del processo

Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali tra diseguali” ci ricorda la lettura di “Lettera ad una professoressa” di don Milani.

Questa riflessione ci ha portato a porci una domanda: se ogni bambino da il proprio massimo ma le caratteristiche intellettive e le basi socioculturali sono molto differenti e il risultato oggettivo e misurabile è differente, il voto deve andare ad evidenziare le differenze e rimarcare i deficit?

Secondo la teoria delle intelligenze multiple di Gardner, esistono 12 tipologie di approcci alla realtà , che rendono ogni persona più adatta ad approcci logici, o relazionali o sensoriali, o organizzativi ecc.

Ogni persona è unica ed irripetibile, durante l’esperienza scolastica si cerca di stimolare i bambini in ogni dimensione permettendo loro di sperimentare tutti gli approcci in ogni campo in modo da selezionare via via le proprie preferenze, andando a costruire progressivamente la propria personalità ed il proprio approccio con la realtà.

A ciascun bambino viene chiesto di dare tutto il proprio meglio, sempre.

Siate la migliore versione di voi stessi”
non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, dalla mutria cretina, dalla serietà ignorante. Sii allegro […]: ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece” (P.P. Pasolini)

Non si cerca la competizione verso gli altri, anzi questa viene disincentivata andando a svalorizzare il processo che conduce al risultato.

La valutazione “misura” e rende esplicito all’insegnante se un argomento è stato compreso appieno e se ciascun bambino padroneggia una procedura o una tecnica.

Il voto positivo aiuta i bambini e gli insegnanti a capire se un argomento è stato esaurito da tutta la classe e se si può passare a quello successivo.

In questo modo diventa assolutamente inutile, per gli alunni, cercare sotterfugi per essere sopravvalutati.

La valutazione dovrebbe servire ed essere nota solo all’insegnante per capire chi è ancora in difficoltà oppure se tutti hanno ragionevolmente raggiunto un livello tale da poter passare al nuovo argomento

La classe proceda come una comunità solidale e cooperante, non in gara.

Laboratori

Tutte le lezioni e gli argomenti sono finalizzati e calati nella vita reale: impariamo inglese per comunicare con una classe gemellata o per tradurre qualche testo da inserire sul blog; il blog, strumento di comunicazione all’esterno delle idee, delle opinioni e delle esperienze vissute dalla classe diventa spunto per impratichirsi all’uso consapevole di mezzi di comunicazione sociale e nuove tecnologie, utilizzandoli come “attrezzi” utili e imparando a non farsi usare da essi; si studia la storia passata per migliorare il presente ed evitare errori e tragedie in futuro, imparando a conoscere gli eventi ed i comportamenti di chi ci ha preceduto; si impara a leggere e scrivere per comunicare e tramandare i nostri pensieri e trarre beneficio da quelli altrui; si impara a contare correttamente per essere più giusti ed equi.

La storia viene insegnata sfruttando linguaggi e metodi differenti, tutti calibrati e posti in essere a seconda delle specifiche età dei bambini.

Utilizziamo la metafora, il racconto fantastico, la drammatizzazione, la paleoantropologia sperimentale, la ricerca di fonti dai media, la lezione in lingua inglese.

In questo modo al termine del percorso tutti i bambini avrà sperimentato diversi metodi di apprendimento, riconoscendo via via quelli a loro più congeniali, arrivando a svilupparne uno proprio in vista dei traguardi di apprendimento nelle scuole di grado superiore.

La tecnologia è vista come uso funzionale di oggetti e strumenti e non è limitato a apparecchiature digitali ma, nel corso degli anni si sperimentano nell’assoluto rispetto, insegnato oltre che rispettato, delle normative di sicurezza, anche macchine analogiche come leve e piani inclinati, compassi e cassaforme, carrucole e pulegge, forni e corde.

Lo studio delle scienze e della matematica si avvalgono particolarmente della didattica sperimentale: ogni fenomeno viene riprodotto o verificato mediante modelli o ricostruzioni onde basare l’apprendimento su stimoli sensoriali vivi ed emotivamente significativi.

Condivisione del materiale didattico

Non più 25 astucci con 25 set di cancelleria (25 pennarelli rossi , 25 rosa ….) ma recipienti e cestini con biro, matite gomme, pennarelli di gruppo, condivisi tra i bambini di ogni tavolo in quantità sufficiente da poter lavorare tutti ma condividendo le risorse.

Questo permette di osservare la propensione al condividere e diventa un laboratorio continuo sulla gestione dei beni comuni, sulla cura per ciò che è di tutti, sulla capacità di sapersi mettere al servizio degli altri, attendere il proprio turno, accettare di non avere la biro preferita e dare valore alla funzione dell’oggetto anziché alla sua forma.

Libri in comune

Stiamo sperimentando con successo da diversi anni, anche l’adozione alternativa dei libri di testo adottando testi differenziati per lo studio delle discipline all’interno di ciascuna classe (a partire dalla terza). In questo modo si stimolano i bambini a ricercare le informazioni e gli argomenti in modo attivo, mantenendo, necessariamente molto più alta la soglia di attenzione.

Dapprima l’argomento viene spiegato dall’insegnante oralmente o per mezzo di sussidi video o esperimenti, poi si legge l’argomento, un po’ su un libro un po’ su un altro. Questo induce i bambini ad essere estremamente attenti proprio perché lo stesso argomento su un testo sarà presentato con alcuni termini, mentre su altri con altri.
Una versione dei libri è specificamente semplificata per alunni BES , ma tutti possono scegliere quale versione usare di volta in volta, i libri non sono personali e restano in classe.
Avviene che sono i bambini stessi ad interrompere la lezione sui libri per suggerire la lettura dell’argomento da un libro piuttosto che da un altro, perché un’edizione presenta più particolari.
Questo è preziosissimo perché, quasi giocando, si ottiene un approfondimento personale e molto motivato degli argomenti studiati.

I libri restano generalmente a scuola ed anche lo studio delle materie avviene in classe, collettivamente, a coppie o individualmente.

Proprio come accadrebbe se i bambini si ritrovassero l’uno a casa degli altri per fare i compiti o studiare, ma con in più, il vantaggio di poter richiedere spiegazioni in ogni momento all’insegnante e dando modo all’insegnante di aggiungere spiegazioni, specificare o correggere inesattezze in tempo reale.

Inoltre questo sistema è utile per presentare diverse strategie di studio: ricerca parole chiave, creazione di mappe concettuali, schemi sintetici, paragoni tra argomenti, esperimenti per verificare ipotesi, resoconti, riassunti.

I bambini sono comunque liberi di portare a casa i libri di testo , così come i libri della libreria di classe per approfondire o per mostrare l’argomento ed i loro progressi ai genitori.

Ambienti ed arredi di apprendimento

Parola chiave di tutta questa declinazione ternaria è l’Ambiente inteso come spazio relazionale ed empatico favorevole ad uno sviluppo armonico del sé.

L’ambiente è valorizzato e sfruttato funzionalmente anche da un punto di vista strutturale, curando in particolare arredi , piano del colore degli spazi e la loro organizzazione

Ogni aula è caratterizzata da due colori base fino al soffitto (sempre bianco).

Una delle pareti avrà un colore più brillante mentre le altre saranno più leggere e riposanti, gli sguinci delle finestre e i termosifoni bianchi ad amplificare la luce che entra dalle finestre ed i telai interni delle finestre di color grigio-azzurro per farle apparire meno pesanti contribuendo ad un generale senso di luminosità. Ogni aula è caratterizzata da una ambientazione che la identifica. Gli spazi comuni hanno invece tonalità tendenzialmente fredde e riposanti. Tutti gli arredi (descritti nelle loro specificità ed obiettivi più avanti) hanno una precisa valenza educante, contribuendo fattivamente al perseguimento delle finalità del progetto. L’essere accolti e il contribuire alla buona conduzione ed organizzazione degli spazi, è associata all’ area della relazione con gli altri

L’ambiente viene, infine, associato all’ecosistema universale in cui noi siamo, come ogni altro essere vivente, ospiti e custodi, questa relazione di contemporanea gratitudine e cura , favorisce un approccio empatico e solidale verso la società e l’ambiente naturale proprio come inteso nell’area del rapporto con la realtà.

Senza cattedra, questaè eliminata e ove indispensabile, sostituita da un piccolo tavolo rotondo basso su ruote bloccabili, realizzato utilizzando una bobina di cavo elettrico industriale, in modo da eliminare ogni schermo effettivo o simbolico tra insegnanti e classe.

Sotto alla lavagna si trova un pancone basso, che funge da contenitore, da seduta, ma anche da predella per far sì che i bambini, specialmente nei primi due anni di scuola, possano scrivere agevolmente alla lavagna accedendo a tutta la sua superficie senza doversi allungare, mettendosi in punta di piedi ed assumendo posizioni scomode.

Posizione fluida dei banchi inizialmente il set della classe concede ai bambini spazio per la propria individualità, iniziando però a presentare spazi di vita comune estremamente comodi e divertenti.

I banchi nei primissimi giorni di scuola sono disposti ad emiciclo in modo da raggruppare su file 3 o 4 bambini.

Rimane molto spazio libero davanti alla lavagna e davanti alla libreria di classe.

In questo spazio, come in un’agorà, i bambini possono seguire le lezioni e le spiegazioni comodamente seduti per terra in cerchio (forma geometrica massimamente democratica), vicini all’insegnante e gli uni agli altri.

L’allineamento delle file e delle posizioni dei banchi spetta ai bambini che appena arrivano al mattino controllano che siano allineate ad alcuni riferimenti riportati sul pavimento , questo li responsabilizza ed inizia a farli lavorare in cooperazione ed in autonomia.

La decisione se seguire la lezione orale o le discussioni di classe seduti compostamente al banco oppure seduti per terra nell’agorà dipende dai singoli bambini consigliati o incoraggiati se necessario dall’insegnante

La consegna è : ci si sposta per seguire meglio, quindi se per essere più concentrato o più comodo un bambino vuole alzarsi e andare davanti alla lavagna vicino ai maestri lo può fare a patto che questo non sia di distrazione per sé o per gli altri.


Non è un processo immediato ma, dopo qualche tentativo ed errore, i bambini si impratichiscono e si abituano all’autocontrollo e all’autopercezione.

Questo inoltre permette una prossimità e una vicinanza che favoriscono espressività ed empatia, riducendo molto l’ansia a parlare in pubblico in bambini particolarmente ansiosi.

I banchi organizzati ad isole abituano al lavoro di gruppo ed alla condivisione.

I tavoli di lavoro sono utilizzati, soprattutto ove la superficie dell’aula lo permetta, per raggruppare i ragazzi e metterli al lavoro in una dimensione comunitaria eliminando ogni confine tra “il mio ed il tuo” e configurando anche a livello strutturale il lavoro come un “noi”

L’utilizzo di una configurazione rispetto ad un altra dipende dal tipo di lavoro che occorre svolgere e dalla distribuzione di spazi ed arredi nell’aula.

La libreria, sempre consultabile ed in bella vista, in aula o quando l’organizzazione degli spazi lo consenta, in corridoio.

Noi l’abbiamo anche resa l’abitazione di un “magico” topo di biblioteca (è anche un teatrino di burattini con accesso segreto conosciuto solo dai maestri) In questo modo, attraverso la mediazione del nostro personaggio fantastico “Topus de’ Libris” viene incentivata la lettura e si ha a disposizione un personaggio fantastico,neutrale, sempre presente, che tutto vede e sa, che può intervenire a risolvere questioni interne, cui i bambini scrivono lettere, che appare con frequenza per raccontare storie, o per porre l’accento su qualche tematica o per raccogliere impressioni dai bambini verificando quale ricaduta abbiano i discorsi fatti con gli insegnanti.

L’angolo della pace, annesso alla libreria è un’area in cui sono conservati i libri su tematiche emozionali o di educazione alla pace, qui si legge, qui si ascolta musica in cuffia, oppure si possono indossare cuffie antirumore per isolarsi e sperimentare il silenzio. Qui non si parla, si rispetta il silenzio e si sta con sé stessi. Si può chiedere di andare in autonomia, si può essere mandati dopo aver terminato un lavoro se non c’è bisogno di aiutare un compagno oppure esservi inviati per prendere un po’ di distacco da qualche situazione spiacevole, a ritrovare un po’ di serenità e poter riprendere il lavoro con gli altri. Il tempo di utilizzo di questo spazio è autogestito grazie ad una clessidra che segna il passare del tempo.

L’agorà. In ogni aula viene lasciato libero e sgombro dai banchi uno spazio specifico arredato con sedute morbide in modo da far sì che i bambini possano sedersi in cerchio, per terra per seguire lezioni orali, ascoltare storie, esprimersi, fare teatro.

La Pace

Obiettivo e strumento per incarnarla ancor più che auspicarla

Le tematiche della nonviolenza, del rispetto dei diritti umani, della ricerca dell’armonia e del senso di appartenenza, inteso come il superamento della condizione individualistica a favore del sentimento del gruppo in chiave empatica è la chiave del postulato “Pace = Insieme” scoperto e sancito insieme ai bambini sin dal 2011.

Non è un caso, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abbia deciso, nel 1997 9 di considerare l’empatia come una delle abilità utili alla vita (life skills), necessaria all’individuo per il raggiungimento e mantenimento di uno stato di buona salute e benessere: sia perché influenza comportamenti e stili di vita, sia perché permette di avere un controllo sull’ambiente e di gestirlo. Nello specifico, l’empatia risulta fondamentale anche perché condiziona, o è alla base, di numerose altre abilità elencate dall’OMS (es. problem solving, decision making, capacità di gestione dello stress, etc.). Per portare un esempio, è sufficiente riflettere sull’importanza che questa riveste nel promuovere la capacità di gestione delle relazioni sociali per comprenderne la portata.

Non una mera mancanza di conflitto, ma il riconoscimento degli stessi, l’incentivazione al dialogo, al rispetto dei bisogni altrui come quelli personali, l’impossibilità di poter prendere decisioni in cui una parte del gruppo abbia un danno a vantaggio di altri, seppur maggioranza.

La domanda che aiuta ad orientare ogni scelta è “fa bene a me e (contemporaneamente) fa bene agli altri?”. Se in coscienza si può rispondere affermativamente ad entrambe le parti della domanda, la scelta sarà saggia e garanzia di pace e giustizia per tutti.

Insegniamo così che non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza libertà: una pace attiva, a volte persino “battagliera e rumorosa” in quanto per raggiungerla si dovranno attivare competenze di autocontrollo, di empatia e dialogo condivisione e concertazione.

Senza scarpe

I bambini che vengono lasciati liberi di frequentare le lezioni senza scarpe tendono ad arrivare prima a scuola, a uscire dopo e, soprattutto, ad applicarsi maggiormente.

Il motivo starebbe nel fatto che, stando scalzi, i bambini si sentono maggiormente a proprio agio nell’ambiente e, quindi, ci mettono più impegno e passione nelle cose che fanno10.

All’ingresso a scuola i bambini trovano la scarpiera nella quale ognuno ha il proprio abbigliamento specifico: ciabatte o scarpe comode per spostarsi all’interno dell’edificio e scarponcini/stivali e pantaloni impermeabili per uscire quando fuori è bagnato.

Questo agevola gli spostamenti e le attività specifiche per i bambini , senza andare ad aggravare il lavoro di pulizia da parte delle collaboratrici scolastiche.

Ridurre l’apporto di sporcizia portata dall’esterno, implica la necessità di un minor uso di detersivi e sostanze chimiche, contribuendo a mantenere gli ambienti scolastici e l’ecosistema, meno inquinati da sostanze chimiche.

Senza cartella

Non avendo più libri di testo da trasportare, dato che tutto il materiale scolastico e di cancelleria rimane a scuola, diventa del tutto superfluo lo zaino scuola.

Una semplice tracolla colorata di cotone di provenienza equosolidale o artigianale, sarà più che sufficiente per portare a scuola il diario la merenda e un eventuale quaderno.

Nulla più.

Questo permette di eliminare ulteriormente eventuali discrepanze di reddito tra i bambini (il mio zaino è più bello e alla moda) evita di vedere bambini con zaini stracarichi o pieni di macchinine o materiali che nulla hanno a che fare con la scuola. Non siamo contro oggetti transizionali che agevolino l’ingresso a scuola, così questi non vengono espressamente vietati, ma preferiamo evitare gli spiacevoli prestiti di giochi che spesso creano litigi ed incomprensioni.
In classe ci sono molti giochi non strutturati e a disposizione di tutti (legnetti colorati con cui fare costruzioni, giochi di equilibrio, o di pazienza, memory)

La linea del tempo dei disobbedienti per un mondo più bello e giusto

Due strade incontrai nel bosco, io scelsi quella meno battuta e questo ha fatto tutta la differenza” (R.Frost)

In ogni aula è presente una linea del tempo sulla quale vengono inseriti personaggi significativi dei quali via via, la classe prende consapevolezza.

Ogni evoluzione, ogni scoperta, sia a livello storico/sociale, che bio/fisiologico avviene per divergenza dalla norma e dalle consuetudine.

Il coraggio di cambiare idea, di scegliere la propria strada, di essere originali con l’obiettivo di trovare soluzioni a situazioni di ingiustizia per rendere il mondo migliore e la società più equa, viene presentato grazie a personaggi del passato ed attuali che lo hanno incarnato: da Antigone a Don Milani, da Yehoshua Ben Youssef a Montessori, da Ipazia a Vittorio Arrigoni, da Luther King a Renato Accorinti, da Greta Thunberg a David Grassi, da Falcone e Borsellino a Peppino Impastato.

Tutti trovano il proprio posto , sotto forma di figurine disegnate dai bimbi e poste questa semplice linea del tempo (posta al di sopra della lavagna) , via via che se ne parla in classe, diventando una specie di “pantheon laico” che contemporaneamente permette a tutti di avere continuamente un riferimento etico e storico temporale

Il rischio

La vita (non) è una passeggiata: esistono inciampi, spigoli, incontri imprevisti, deviazioni dal percorso prefigurato: tutte occasioni per mettere alla prova il nostro innato istinto all’adattamento.

Centinaia di migliaia di anni di evoluzione hanno insegnato al nostro corpo, prima ancora che alla nostra coscienza, ad affrontare eventi, accomodare il nostro equilibrio, sostenere situazioni impreviste, potenzialmente dannose, trovando risorse interiori o strumenti esterni per cercare di volgerle a nostro vantaggio o, perlomeno, per non soccombere.

La vita di oggi, nel nostro particolare contesto socioculturale (ricordiamoci che, invece, altrove, i monsoni hanno effetti devastanti, le carestie mietono vittime e piovono ancora bombe in conflitti sempre basati su furto e rapina) siamo talmente circondati di apparecchiature, accorgimenti tecnici, procedure di sicurezza, normative stringenti, da lasciar presumere che il livello di rischi cui siamo esposti sia pressoché azzerato.
Questa confidenza, superficiale, fa sì che si ponga sempre meno attenzione alla valutazione e valorizzazione dell’elemento rischio, come opportunità di crescita e di progresso evolutivo.

Rischiare significa affrontare un evento noto, (incendio o viaggio, dichiarazione d’amore o interrogazione scolastica, attraversamento stradale o partita a pallone), cercando di attrezzarsi apprendendo strategie, acquisendo attrezzature per approcciarvisi con un grado di sicurezza valutato soggettivamente come rassicurante ma ammettendo una accettabile percentuale di imprevisto.

In ambito educativo l’esposizione al rischio assume una preziosa opportunità per il raggiungimento dell’autonomia, dell’autostima, dell’approccio cooperativo, di problem solving.

Impresa: esca educativa

L’impresa è un contenitore didattico fortemente evocativo ed incentivante da un punto di vista emozionale che assorbe e caratterizza per un determinato lasso di tempo (giorni, settimane, mesi) le attività disciplinari che vengono così presentate in modo funzionale.
Si impara per risolvere il problema , si ricercano informazioni per superare una prova.

Le imprese possono avere un’ambientazione fantastica (un canovaccio o un racconto tratto da un libro che attrae e ambienta l’intera attività) oppure avere semplicemente un obiettivo fortemente apprezzato e motivante per i bambini (la costruzione di una capanna, l’organizzazione di uno spettacolo e di un viaggio).
Per ciascuno, ad ogni età, il senso dell’ ignoto risulta essere un eccitante stimolo ad agire con ingegno e passione. Se a qualsiasi attività didattica ed educativa si aggiunge il senso di sfida del limite, di emozionante ricerca della soluzione, il brivido che ne consegue servirà da eccezionale strumento motivazionale per perseguire l’obiettivo e conseguire il risultato.

Le fasi:

  1. Prefigurare, Immaginare:
    Che si tratti di preparare la valigia per le vacanze, o studiare in previsione di un esame, o allenarsi per una prestazione sportiva, viene richiesta la competenza di prefigurazione. Si dovrà attingere intensamente alla propria esperienza ed immaginazione per prefigurare tutti gli eventi possibili, in sequenza, per attrezzarsi di conseguenza. (quali abiti mettere in valigia per quali attività?

Quali argomenti studiare in previsione di determinate difficoltà ed argomenti? Quali esercizi di allenamento o quali attrezzature in vista di una determinata prestazione?)

  1. Fronteggiare organizzare: scegliere priorità.
    Educare per mezzo dell’approccio funzionale al rischio non è una attività meramente astratta: non si ipotizza una situazione studiandola a tavolino, ma dopo averla programmata si deve affrontare realmente.
  2. Il momento della messa in pratica dell’attività è contemporaneamente svolgimento e verifica.
    Le sequenze di eventi permettono di mettere in atto i comportamenti e gli apprendimenti previsti , oppure, gli eventi ci richiedono di effettuare accomodamenti per fronteggiare eventi o parametri non previsti.
    Questo permetterà una successiva pianificazione più accurata ma richiede anche una immediata riconfigurazione di schemi motori, di percorsi, di output cognitivi che sono davvero preziosissimi in quanto rappresentano una realistica ricostruzione delle condizioni di vita e lavoro.
  3. Sostenere insuccesso: riconfigurare
    Non sempre le capacità ed i limiti ci permettono di affrontare con successo gli eventi imprevisti.
    Questo insegna ad ammettere l’errore, a saper considerare l’insuccesso come una eventualità e non un fallimento. Com il dolore è un escamotage del corpo per proteggere l’organismo da danni irreparabili, saper valutare il rischio ammettendo la possibilità di abbandonare l’impresa è un sinonimo di maturità di capacità di accettare il limite, o come spunto per progredire (quando possibile) o come accettazione serena di aver “fatto tutto il proprio meglio”.
  4. Il successo: apprendimento positivo
    Quando l’impresa valutata come allettante, progettata prendendo in considerazione i vari parametri di rischio, vissuta con intensità ed entusiasmo, viene portata a termine con successo, questo risulta essere un grande strumento motivazionale ad un approccio funzionale all’apprendimento.
    Le discipline, gli esercizi, la fatica, le difficoltà, nel momento del successo acquisiscono definitivamente un valore strumentale, e funzionale : ne è valsa davvero la pena!
    Non solo l’autostima viene rafforzata ma lo stesso concetto di apprendimento assume, attraverso la sperimentazione fisica, reale , sensoriale, il valore di strumento efficace per superare difficoltà, migliorare le condizioni di vita personali, essere appagati.

Educare al rischio significa insegnare a trovare il limite senza superarlo, ad accrescere la fiducia in sé stessi e ad autoproteggersi a riconoscere i pericoli evitandoli senza perdersi d’animo di fronte a situazioni problematiche senza azzardare temerariamente , trovando l’equilibrio tra autostima e accettazione dell’insuccesso”.

Teatro

Facciamo teatro e produciamo video al fine di permettere ai bambini la sperimentazione di altri sé. I processi di costruzione di personaggi e l’identificazione in essi stimola molto la percezione di sé e la costruzione di un io più solido.
Interpretare un cattivo significa concedersi la possibilità di pensarsi ed agire da cattivi “per finta” in uno spazio ed un tempo delimitati, prendendo successivamente le distanze da quell’altro sé, a fine spettacolo. La costruzione dei copioni , lo studio delle parti, la costruzione delle scenografie e la realizzazione delle riprese, stimola la fantasia e funge da esca per la produzione di testi, il lavoro cooperativo, la memoria, la capacità di esporre, di progettare, di valutare, di verificare apprendimenti e competenze.

Dato il grande uso di media ed dall’ampia diffusione dei prodotti realizzati, a tutte le famiglie è chiesto di approvare ampia liberatoria per uso e diffusione delle immagini su ogni media cartaceo, radio , video e web. Immagini sempre realizzate nel totale rispetto della dignità del bambino, mai ritratto in smorfie o atteggiamenti poco opportuni. Il nostro obiettivo non è, difatti, la vetrina, ma la documentazione e l’espressione delle loro idee attraverso il corpo e la loro diffusione.

Scuola all’aperto

Insegnate soltanto la magia della vita attraverso le meraviglie della Natura” (G.Gaber)

E’ spesso la natura stessa ad insegnare e soprattutto ad offrire spunti per una esplorazione multisensoriale dei fenomeni, degli organismi e della materia.
Uscite in parchi o nelle campagne, anche solo l’osservazione della vita in poche gocce d’acqua, vedere e salvare i lombrichi che escono allo scoperto dopo un acquazzone, offre opportunità emozionanti per imparare e comprendere argomenti e fenomeni complessi con un approccio pratico, sperimentale, multidisciplinare.

Da sempre gli equilibri naturali, le leggi imprescindibili che regolano la Fisica la Biologia e l’Etologia rappresentano un “humus” funzionale alla comprensione degli eventi naturali, ma anche come metafora della società nella quale siamo immersi. Comprendere “la magia della Vita” consente di interpretare e quasi prefigurare eventi sociali e comprendere fatti storici.

Una Natura con la sua potenza assoluta, se compresa, evita derive “titaniche” di onnipotenza e sfida, al contempo accogliere la delicatezza di forme viventi, di equilibri e di ecosistemi, abitua ad una necessità di avere una propensione alla cura per l’ambiente in cui si vive.

Un Ambiente riconosciuto sia come spazio relazionale favorevole alla promozione dell’individuo come membro di una comunità solidale, sia come luogo di apprendimento in cui arredi e spazi sono funzionali alle attività e agli obiettivi, sia come ecosistema , metafora di una società da custodire e costruire con responsabilità.

Il “dentro” ed il “fuori” la scuola sono strumenti didattici che offrono opportunità diverse perché essi stessi hanno caratteristiche diverse.

Fare attività all’aperto non significa andare in giardino o nel bosco a leggere una poesia sulla primavera, anche se non è escluso che lo si possa fare. Starà ai singoli insegnanti sfruttare al meglio, secondo le proprie capacità e sensibilità, le opportunità offerte dai diversi spazi, distinguendo l’esotico dal selvatico, il sedentario dall’interiore, . Non vi è, pertanto una supremazia tra questo o quell’ambito ma piuttosto una ricerca di equilibrio in chiave funzionale, tra essi.

Il progetto Bimbisvegli aderisce e sottoscrive il decalogo delle “Scuole Fuori”

1. Le Scuole Fuori sono sia dentro che fuori – Oggi più che mai l’apprendimento non può essere circoscritto ad un luogo, non solo perché uscire porta benessere, ma perché aprire le porte è vitale per costruire conoscenza e appartenenza verso il mondo che abitiamo.

2. Nelle Scuole Fuori l’esterno è importante come l’interno – Dentro e fuori si gioca, esplora, discute, apprende, con lo stesso valore e senza gerarchie, ma soprattutto senza distinzioni di apprendimenti; per questo il fuori non è solo quello dell’intervallo (anche se l’intervallo è soprattutto fuori), ma anche e soprattutto quello dell’esperienza educativa e scolastica nella sua interezza.

3. Le Scuole Fuori sono impegno di tutti – Tutto il personale si impegna a fare in modo che i bambini e le bambine possano andare fuori ogni volta che è possibile, nel corso della giornata e dell’anno: se l’esperienza all’aperto conta quanto quella all’interno, non ci possono essere alibi di (mancanza di) tempi e di (bel) tempo.

4. Le Scuole Fuori sono esperienza diretta – Il personale lavora alla progettazione in modo che ogni aspetto o questione che ha i propri oggetti all’esterno venga affrontato attraverso un’esperienza diretta e non mediata dei fenomeni, perché tutto ciò che si apprende all’interno si può apprendere anche all’esterno, spesso in modo più interessante e motivante perché vivo e reale.

5. Nelle Scuole Fuori ci si forma ad educare all’aperto – Il personale dedica parte del proprio tempo di formazione e autoformazione ad approfondire il valore educativo e l’approccio metodologico e didattico del fuori, sperimentandolo direttamente.

6. Le Scuole Fuori sono scuole condivise – Il personale condivide con le famiglie il significato della scelta di fare scuola anche fuori, mettendo a loro disposizione occasioni di confronto, informazioni, strumenti, materiali e promuovendo iniziative all’aperto con bambini e famiglie.

7. Le Scuole Fuori favoriscono la naturale esplorazione dei bambini – I bambini sono sostenuti nel loro desiderio di esplorare il fuori liberamente, secondo i singoli e diversi interessi: la ricerca autonoma, ma anche avventurosa, viene sostenuta attraverso l’offerta di tempi distesi e di strumenti adeguati per favorire le loro ricerche.

8. Le Scuole Fuori trasformano le domande in opportunità – Le domande maturate all’esterno vengono approfondite, anche all’interno: l’impegno a osservare, documentare e rilanciare quanto esplorato fuori consente di transitare tra interno ed esterno e di cogliere ogni opportunità per generare conoscenza, valorizzando quella portata dai bambini.

9. Le Scuole Fuori hanno a cuore gli spazi esterni – L’esterno, in cui vengono privilegiati i materiali naturali, viene curato e migliorato progressivamente, con l’aiuto di tutta la comunità educativa e quindi anche con quello delle famiglie e dei bambini: come ogni spazio interno, comune e non, e ogni luogo di transizione tra dentro e fuori, è spazio di tutti, non di nessuno, e come tale è responsabilità condivisa.

10. Le Scuole Fuori non hanno confini – L’esterno è un mondo vasto che inizia sulla soglia della scuola, prosegue in cortili, giardini, strade, parchi, città e campagna: la scuola è in dialogo con il territorio, da quello più prossimo a quelli più distanti, che considera come luoghi educativi che è importante abitare e con cui è necessario costruire relazioni e reti.

La scuola si apre
Il blog: giornalino di classe 2.0

La classe ha un blog,11 i bambini sono incentivati ad osservare e ad avere opinioni, discutendole nel rispetto di quelle altrui e a prendere posizione pubblicamente con lettere ai giornali, alle autorità e sul blog di classe, il cui motto è : lo spazio dei piccoli, che pensano (ed agiscono) in grande.

Questo strumento didattico ritrova le sue basi pedagogiche nella felice intuizione del giornale di classe di Celestin Freinet.12

Non è mai troppo presto per capire come va il mondo: il nostro blog è strumento di registrazione e divulgazione delle analisi e di documentazione dei processi, di presa di posizione su temi sociali e solidali da parte dei nostri Bimbisvegli.

Se nelle prime classi saranno più i maestri a documentare attività e a riportare frasi e pensieri dei bambini ancora troppo impacciati nella digitazione da tastiera, via via gli articoli ed i commenti sono sempre più proposti e scritti in autonomia dagli alunni. Anche la moderazione e il processo di decisione sull’opportunità di pubblicare o meno alcuni articoli, è spunto per comprendere potenzialità e rischi dell’accesso al web, e sulla libertà dei media.

Un accesso al web molto precoce ma mediato e sempre finalizzato ad un obiettivo, permette di identificare web e attività di accesso ai media digitali come strumenti e “attrezzi” funzionali alla condivisione di idee ed opinioni ponderate e rispettose, andando a creare utilizzatori più coscienti e meno inclini ad incappare nella fascinazione che può condurre a essere vittime di ludopatie, accesso acritico ad informazioni incontrollate, abuso, e uso sconsiderato, phishing, sexting e bullismo virtuale.

Ogni anno le classi organizzano un evento teatrale o di piazza, o sotto forma di pubblico dibattito o di altre prese di posizione, nel quale viene dato spazio alle opinioni dei bambini, alla espressione delle loro tesi e del loro sguardo sul mondo in qualità di giovani cittadini che iniziano a comprendere come funziona il mondo e che si lavorano per renderlo migliore con il proprio esempio e impegno personale.

Inoltre si cerca , annualmente di organizzare per i bambini , incontri con personaggi significativi di alta caratura morale , sociale artistica o politica che possano contribuire ad incentivare l’impegno , il coinvolgimento, il senso civico e l’approccio empatico ed ecologico dei bambini. Protagonisti di primissima grandezza in grado di essere incisivi ed emozionanti senza passare attraverso il filtro degli insegnanti.

VERIFICHE E VALIDAZIONE

  • Questionario a famiglie in ingresso ed uscita ogni anno su aspettative risultati punti di forza e debolezza evidenziati
  • Intervista annuale ad alunni su esperienze attese e desiderate in entrata ed uscita.
  • Verifica mensile intero staff : equipe didattica + personale ATA (andamento plesso , relazione su osservazione bambini, previsione attività, difficoltà, richiesta collaborazione)
  • Verifica e programmazione settimanale staff + volontari servizio civile
  • Compilazione schede di programmazione attività

Osservazione pedagogica partecipata

dott. Michela Sebastiani (pedagogista)

Consulenze professionali

dott. Elena Lionello (cons. educativa)

prof. Annunziata Brandoni (d.s. esperta nel metodo Montessori)

dott. Gianni Marconato (cons. didattico)

Sono numerosi i contatti tra gli insegnanti ed esperienze didattiche con:

“Scuola del mare e del Bosco”

“Bambini e Natura”

“Rete Scuole all’Aperto”

“comitato scuole in Natura”

“rete di cooperazione educativa”

e le interazioni positive a livello territoriale ed amministrativo

Pro loco di Serravalle

soc Agathon s.n.c.

Comune di Asti – ufficio Servizio Civile Nazionale

Citazione in Tesi

La scuola in una società neoliberista – Jacopo Cassol Uni Padova fac Scienze educazione primaria

Per una pedagogia del Rischio – Federico Bernini Uni Bologna fac Scienze educazione primaria

BIBLIOGRAFIA

  1. H. Gardner: Educare al comprendere – Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Formae Mentis

J. Robertson – Sporchiamoci le Mani

R.S. Baden-Powell – Scoutismo per ragazzi

A. Oliverio Ferraris – A piedi Nudi nel Verde – Più forti delle avversità

M. Montessori – La mente del bambino, educazione e pace

S. Hessel – Indignatevi

L. Milani – Lettera a una professoressa

C. Freinet – La scuola moderna, Le mie tecniche,

R. Fornaca – Didattica e tecnologie educative, Educazione e Libertà

H. D. Thoreau – Camminare , La disobbedienza civile

P. E. Archetti Maestri – Alla Bellezza dei Margini

A. Capitini – L’educazione civica nella scuola e nella vita sociale

M. Guerra – Fuori

P. Mazzolari – Come pecore in mezzo ai lupi

1Altrimenti dette “sfondi integratori”

2L’impresa (esca educativa) è un contenitore didattico fortemente evocativo ed incentivante da un punto di vista emozionale che assorbe e caratterizza per un determinato lasso di tempo (giorni, settimane, mesi) le attività disciplinari che vengono così presentate in modo funzionale.

3 http://www.trovarsinrete.org/antinucci.htm

4 Documento OMS “Sviluppo e diffusione della life skills education: una visione di insieme” OMS – divisione di salute mentale- Ginevra 1994.

5QEQ -quadro europeo delle qualifiche

6H Gardner Educare al Comprendere

7A. Bertinetti – La piccola adolescenza. Ed UPSEL

8Beppe Passarino

9WHO (1997). Life Skills Education for children and adolescents in schools. Geneva, WHO (rif. WHO /MNH/PSF/93.7A.Rev.2)

10La Bournemouth University ha condotto una imponente ricerca che ha interessato decine di migliaia di bambini in oltre 10 anni, di 25 Paesi, dal Nord Europa fino alla Nuova Zelanda.

11Www.bimbisvegli.net lo spazio dei piccoli che pensano in grande

12https://nuovadidattica.wordpress.com/psico-pedagogisti/freinet/

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